La rivista

L’immaginario è storia tanto quanto la Storia. Questo è quanto scrive Marc Ferro nel suo «Cinema e Storia», caposaldo delle prime indagini sull’interazione tra le due discipline che questa rivista, superati i dieci anni di vita, continua a far dialogare. L’orizzonte in cui si pone «Cinema e Storia» è quello di un comune interesse nei confronti, appunto, dell’immaginario e delle sue interazioni con la realtà, quale ideale luogo di incontro e dialogo tra il cinema, gli audiovisivi, la cultura visuale e la storia. Il cinema e la storia si profilano così come aree di riferimento di una pluralità di saperi, approcci e metodologie, tutti da indagare in relazione a una molteplicità di fini: per esaminare le diverse modalità di “testualizzazione” della realtà storica messe in atto dal cinema; per esplorare e interpretare i meccanismi produttivi, le forme e il linguaggio del film con riferimento alle dinamiche storico-culturali e all’elaborazione dell’identità di un’epoca; per verificare come i film siano “agenti di storia”; per studiare le opere audiovisive quali testi capaci, in un orizzonte mediale sempre più plurale e proteiforme, di restituire la complessità di una stagione storica in confronto dialettico con le tradizionali fonti scritte. Una sezione intitolata Stile libero completa la rivista. Libero nella forma e nella pluralità degli approcci, tale spazio ospita interventi di critici, studiosi e cineasti, interviste, recensioni, strumenti di studio slegati dal tema del numero monografico, ma sempre collocati lungo il filo rosso del binomio centrale Cinema-Storia.

«Cinema e Storia» è riconosciuta dall’Anvur (Agenzia nazionale di valutazione della ricerca universitaria) rivista scientifica nell’Area 10 – Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche e nell’Area 11 – Scienze storiche, filosofiche e pedagogiche; è collocata in classe A nel settore 10/C1 – Teatro, Musica, Cinema, Televisione e Media audiovisivi.

I saggi inviati alla rivista sono sottoposti a double blind peer review. Due referee anonimi, scelti sulla base di specifiche competenze, valutano ciascun contributo. L’autore, presentando alla rivista il proprio lavoro, accetta implicitamente tale procedura di revisione.